FALCHETTI Giuseppe

Giuseppe Falchetti nasce a Caluso il 18 giugno 1843. Padre di Alberto, compì gli studi di pittura frequentando per cinque anni lo studio di falchetti_gGiuseppe Camino. Esordì giovanissimo nel 1862 alla Società Promotrice torinese, alla quale sarà presente quasi ininterrottamente per tutta la vita.
Dal 1915 al 1917, partecipò anche alle mostre del Circolo degli Artisti, riscuotendo grande successo di vendite ed importanti commissioni.
Si dedicò prevalentemente alla paesistica, dominata dal motivo boschivo, ed a scenografiche nature morte di frutta e di cacciagione, frutto di un appassionato studio dei quadri fiamminghi conservati alla Galleria Sabauda.
Con il passare del tempo, la sua pittura si orientò verso un’interpretazione sentimentale, più equilibrata, che ammorbidisce i marcati contrasti chiaroscurali del periodo giovanile a favore di un’armonia d’insieme e di una composta piacevolezza.
Le sue opere sono contenute presso la Galleria d’ Arte Moderna di Torino.
Muore a Torino il 6 novembre 1918

FATTORI Giovanni

Giovanni Fattori nasce a Livorno il 6 settembre 1825 e inizia a lavorare fin da piccolo al banco d’affari del fratellastro Rinaldo, manifestando fattori_guna precoce passione e un indubbio talento per il disegno. A 15 anni il padre Giuseppe lo manda perciò a lezione dal pittore Giuseppe Baldini. E’ il 1846 quando Fattori si trasferisce a Firenze, dove studia per alcuni mesi con Giuseppe Bezzuoli per poi iscriversi all’Accademia di Belle Arti.

Dopo un apprendistato presso Giuseppe Baldini, un artista livornese con esperienze romane, si stabilisce a Firenze nel 1846 per studiare privatamente con Giuseppe Bezzuoli, ma già alla fine di quell’anno s’iscrive all’Accademia di Belle Arti. Degli anni della sua formazione artistica esistono pochi documenti e quei pochi di scarso valore. Frequentatore assiduo del Caffè Michelangelo nel 1892 dipinge a fresco un Trovatore, soggetto caro al romanticismo storico.

Nel 1854 esegue il suo primo quadro di qualità a noi noto: l’Autoritratto ora alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, a Firenze.

Dal 1858 si dedica a meditate ricerche analitiche per ottenere una composizione basata sui rapporti ombra-luce, decisamente astrattiva, il cui esito fu la Maria Stuarda al campo di Crookstone, cui lavorò dal 1858 al 1861. All’estate del 1859 risalgono le tavolette che raffigurano i soldati francesi di stanza alle cascine, molto ammirate da Nino Costa, il quale consigliò all’artista di partecipare al Concorso Ricasoli per il tema di storia contemporanea. Vinto il concorso con il bozzetto del Campo italiano dopo la battaglia di Magenta, Fattori si recò nell’estate del 1861 sui luoghi della battaglia, per studiare gli effetti di luce e d’atmosfera.

Il quadro non ancora finito fu presentato alla prima Esposizione nazionale, allestita a Firenze nel settembre di quell’anno. Al 1861 risalgono anche il Ritratto della cugina Argia (Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti), e probabilmente quello dei Fidanzati. Fra il 1862 e il 1866, Fattori, tornato a vivere a Livorno, si applica con impegno alla pittura di paese e al ritratto, i medesimi generi che a Firenze erano argomento delle ricerche dei macchiaioli a Piagentina. Nel 1867 si stabilisce nuovamente a Firenze e partecipa al Concorso di Pittura nazionale, vincendo un premio con la redazione monumentale dell’Assalto alla Madonna della Scoperta (1868, Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori). Ospite dell’amico Diego Martelli a Castiglioncello ebbe l’opportunità di lavorare in fruttuosa dimestichezza con Abbati e Borrani.

Nel 1869 Fattori riceve dall’Accademia di Belle Arti di Firenze la nomina a professore di pittura.Nel 1870 ottiene un premio all’Esposizione nazionale di Parma con il Principe Amedeo ferito a Custoza. Nel 1872 si reca a Roma per l’esecuzione di un importante dipinto, il Mercato di cavalli in piazza Montanara, esposto nel 1873 a Vienna e poi perduto in un naufragio durante il ritorno in Italia dopo l’esposizione di Melbourne del 1880. Nel 1875 si reca a Parigi insieme a Francesco Gioli, Egisto Ferroni e Niccolò Cannicci, dove s’interessa soprattutto alla pittura Barbizon e all’opera di Corot. Al ritorno fu ospite di Francesco Gioli a Fauglia, sulle colline pisane, dove dipinse amabili immagini femminili immerse nel paesaggio.

Dal 1880 si dedica quasi solo ai soggetti militari e campestri, spesso ambientati in Maremma, come quelli ispirati a esperienze vissute alla Marsiliana, presso Albinia, ospite di Tommaso Corsini, quali la Merca dei puledri e il Salto delle pecore esposti a Venezia nel 1887 insieme al Riposo (Milano, Pinacoteca di Brera). Si applica assiduamente all’acquaforte e nel Fattori espone delle acqueforti alla Prima Esposizione di Belle Arti di Bologna. Nella circostanza, l’Accademia locale lo nomina membro onorifico.

FOLLINI Carlo

Carlo Follini nasce a Domodossola (Verbania) il 24 agosto 1948.
follini_cFu allievo nel 1873 all’Accademia Albertina di Antonio Fontanesi. Nello stesso anno partecipò alla Promotrice di Torino e nel 1881 alla Mostra al Circolo degli Artisti. Fino agli anni Trenta fu presente ad entrambe le rassegne.
Si trasferì a Bologna nel 1877 e successivamente a Firenze dove frequentò gli artisti che si trovano al Caffè di Via Larga. Nel 1892 fu nominato socio onorario dell’accademia Albertina. Partecipò alle Biennale di Venezia del 1895, 1897 e del 1910; nel 1902 tenne una personale alla Quadriennale della Promotrice di Torino. Partecipò ad importanti rassegne internazionali a Monaco di Baviera, Colonia, Londra, Vienna e Parigi.
Nel 1906 partecipò all’Esposizione Nazionale di Milano organizzata in occasione dell’inaugurazione del Traforo del Sempione.
Pur influenzato da Fontanesi, si distaccò dal maestro, per un cromatismo più acceso e una visione più serena e piacevole. Negli anni Novanta la sua pittura lo avvicinò ai pittori di Rivara e nel 1900 alla maniera del Delleani.
Muore a Genova Pegli nel 1917.

FONTANESI Antonio

Antonio Fontanesi nasce a Reggio Emilia il 23 febbraio 1818, e nella sua città natale compì i primi studi all’Accademia e fu allievo di fontanesi_aMinghetti.
Dal 1847 al 1850 smise di dipingere per arruolarsi e combattere nelle file garibaldine.
Soggiornò dal 1850 al 1865 a Ginevra frequentando il pittore Calame. Spostandosi a Parigi ebbe modo di accompagnarsi con Corot e i paesisti di Barbizon che gli fecero abbandonare il modo descrittivo della pittura dei primi paesaggi. Incentrò poi ogni suo interesse alla ricerca della luce attraverso l’amico pittore Ravier.
Nel 1865 a Londra conobbe la pittura di Bonington, Constable e Turner.
Tornato in Italia nel 1867, durante il soggiorno a Firenze, conobbe Cristiano Banti con il quale strinse una sincera e durevole amicizia, ed ebbe modo di entrare in contatto con tutti gli altri pittori macchiaioli che in quegli anni soggiornavano a Firenze.
Sono di questo periodo le opere “Il lavoro della terra” e il “Tramonto sull’Arno”.
Nel 1868 ottenne la cattedra all’Accademia di Lucca, e nel 1869, si trasferì a Torino per un incarico che lui stesso reputò migliore, come docente di paesaggistica all’Accademia Albertina.
Il Fontanesi viene considerato appartenente al gruppo dei Macchiaioli soltanto per i suoi frequenti incontri, al Caffè Michelangelo, con i componenti il gruppo. La sua pittura non risente degli influssi macchiaioli ma di quelli romantici. In quegli anni torinesi fece un viaggio in Giappone.
Muore il 17 Aprile del 1882 a Torino.

FORNARA Carlo

Carlo Fornara nasce a Prestinone di Val Vigezzo nel 1871.
fornara_cFiglio di contadini, rivelò una precoce attitudine per il disegno. Fra il 1884 e il 1891 frequentò la scuola d’Arte di Santa Maria Maggiore (Novara), dove ebbe come maestro E. Cavalli, grande conoscitore dell’arte francese coeva.
Esordì alla Triennale Milanese del 1891, dove i suoi dipinti compaiono accanto alle opere divisioniste di G. Previati e di G. Segantini. La scoperta della pittura di Segantini e, l’anno successivo, di A. Fontanesi segnarono una svolta nella produzione di Fornara.
Nel 1899 partecipò alla Biennale di Venezia. Collaborò con Segantini a Panorama dell’ Engadina, destinato alla mostra di Parigi del 1900. In questi mesi si avvicinò al gruppo dei Divisionisti della prima generazione, in particolar modo a G. Pellizza da Volpedo, A. Morbelli e P. Nomellini.
Nel 1902 espose alla Quadriennale torinese; nel 1905 vinse a Monaco la medaglia d’oro per La Morte.
Tra il 1903 e il 1905 si spostò in alta montagna a dipingere. Legatosi commercialmente a A. Grubicy, raggiunse un successo internazionale. Nel 1906 realizzò il dipinto di maggiori dimensioni, La conquista della terra, collocato nella Sala del Parlamento della Repubblica Argentina. Nel 1921 partecipò alla I Biennale romana e all’Esposizione dei Divisionisti italiani a Verbania.
Muore a Prestinone di Val Vigezzo il 15 settembre 1968.

GARINO Angelo

Angelo Garino nasce a Torino il 27 agosto 1860.
Fratello del pittore Carlo, nel 1875 abbandonò gli studi tecnici per entrare nello stabilimento litografico Doyen. Successivamente si iscrisse all’Accademia Albertina, sotto la guida di Pier Celestino Gilardi, ma è costretto da ristrettezze economiche ad abbandonare gli studi accademici. Si dedicò al quadro di genere, piacevoli soggetti caratterizzati da un’attenta osservazione della natura.
Nel 1879 presentò Prime impressioni alla Società Promotrice di Belle Arti di Torino, dove sarà costante presenza fino al 1893.
Espose a Milano, Venezia ed in altre città. Verso la fine del 1800 si stabilì a Nizza dove le sue opere godettero presto di notorietà e mercato sulla Costa Azzurra per la sua sensibilità dimostrata agli stimoli Liberty e floreali del primo Novecento.
Si spegne a Nizza Marittima il 27 novembre 1945.

GAYS Eugenio

Eugenio GAYS nasce a Rivara Canavese il 12 giugno 1861, discendeva da una delle famiglie piu’ antiche di Rivara.
gays_eFu allievo di Enrico Gamba ed Andrea Castaldi all’Accademia Albertina di Torino.
Frequentò gli studi di Alberto Pasini, Luigi Chialiva e Carlo Pittara e, a Parigi, si perfezionò nello studio dell’orientalista Beniamino Constant.
Esordì nel 1882 alla Promotrice di Torino con “Presso Rivara” e “ Dintorni di Torino”, esponendovi annualmente poi fino al 1892.
E’ stato definito la più giovane recluta del cenacolo di Rivara. Si espresse soprattutto con l’acquarello.
Dopo il 1893 ha soggiornato a lungo sulla Costa Tunisina, Costa Azzurra, Egitto, Costantinopoli, Marocco, Algeria. Si reco’ anche a Parigi e a Londra.
Sue opere sono in collezioni in Olanda, Inghilterra, America e nelle raccolte del Ministero della Pubblica Istruzione, del Conte Baldo Bertone di Sambuy, gia Sindaco di Torino.
Muore a Cuorgnè il 12 giugno 1938 e venne sepolto a Rivara.

GHEDUZZI Cesare

Cesare Gheduzzi nasce a Crespellano, provincia di Bologna il 1 maggio 1894.

gheduzzi_cFiglio di Ugo Gheduzzi, che si era formato all’Accademia di Bologna, e fratello di Giuseppe, Augusto e Mario anch’essi pittori.

Trasferitosi ragazzino a Torino, inizia con il frequentare lo studio di Carlo Follini, col quale viaggia per due anni con grande entusiasmo. Nel 1917 esordisce al Circolo degli Artisti di Torino nell’ambito dell’Esposizione della Società promotrice delle Belle Arti e LIX della Società d’Incoraggiamento alle Belle Arti, con “Studi nei pressi di Plava”.

Nel 1918 inizia ad esporre alle rassegne annuali della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino.

Tra il 1925/1927 soggiorna in inverno a Bordighera ospite dell’Albergo Parigi.

Nel 1942 espone alla mostra Arti Figurative della Promotrice delle Belle Arti, Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, con l’opera “ Gressoney La Trinitè”.

Cesare Gheduzzi muore a Torino nel 1944

GHEDUZZI Giuseppe

Gheduzzi Giuseppe nasce a Crespellano, provincia di Bologna, il 12 maggio 1889.

Primo figlio di una famiglia di artisti si reca, giovanissimo, con il padre Ugo a Torino e da lui apprese i primi elementi della scenografia (il padre era scenografo al Teatro Regio ) e della pittura. Iscrittosi all’Accademia Albertina di Torino per tre anni studia sotto la giuda di Andrea Marchisio e di Paolo Gaidano.

Collabora con il padre Ugo e i fratelli Cesare, Mario e Augusto alla realizzazione di scenografie per il Teatro Regio di Torino, per poi dedicarsi alla pittura

Distinto e originale paesista, ebbe grande fortuna per gli interni con figure, stalle, negozi di antiquariato insieme a freschi temi orientalisti .

Partecipa a partire dal 1930 alle rassegne annuali della Promotrice delle Belle Arti di Torino. Nel 1946 la Galleria Fogliato di Torino gli dedica una personale. Socio del Circolo degli Artisti di Torino viene invitato alle rassegne annuali. Nel 1957 espone alla mostra inaugurale dell’Associazione Piemonte Artistico Culturale di Torino.

Premiato con medaglia d’oro alla Promotrice di Torino, numerose sono state le mostre cui prese parte, si possono ricordare: la Galleria Bolzani di Milano, la Galleria Garabello di Biella, la Galleria Lombardi a Torino, espose anche a Genova, Trieste e Roma. Alcuni suoi dipinti furono acquistati dalla Casa Reale.

Giuseppe Gheduzzi muore a Torino il 21 maggio 1957.

GILARDI Pier Celestino

Pier Celestino Gilardi nasce Campertogno (Vercelli) il 16 settembre 1837 , discendente da una famiglia di valenti scultori in legno, fu uno gilardi_pcdei più ammirati pittori della Torino fine Ottocento.
La formazione varallese sotto il Frigiolini e la tradizione familiare l’avviarono dapprima alla scultura ed all’intaglio in legno ed in avorio.
Nel 1860 poté frequentare l’Accademia Albertina dove ebbe per maestro Andrea Gastaldi.
Vinta poi la “Pensione Caccia”, poté completare gli studi a Firenze e a Roma; nel 1870 gli fu assegnata da Quintino Sella la cattedra di disegno e plastica nelle scuole professionali di Biella; tre anni dopo venne chiamato da Gastaldi come insegnante aggiunto all’Accademia Albertina; nel 1883 ne fu nominato professore di disegno e nel 1889 in fine, succedette a Gastaldi stesso nella cattedra di pittura.
Iniziò la sua carriera con soggetti storici, molto di moda in quel momento.
In seguito il suo gusto si andava orientando verso altri soggetti. Il nonno in pensieri del ‘66, l’Offerta del ‘68, Una partita alla morra, che figurò all’Esposizione Internazionale di Londra del 1874 e fu acquistata a Torino da Vittorio Emanuele II. La sua predilezione fu rivolta ai quadri di genere ed è con questi soggetti che egli conquistò e mantenne per tanti anni le simpatie del pubblico italiano ed estero in moltissime mostre nazionali ed internazionali.
Scenette felicemente umoristiche, come Peccato di desiderio del ‘76 (Galleria d’Arte Moderna di Torino), studi accurati di costume, gustosi quadretti, soggetti spiritosi o lievemente scanzonati non potevano far a meno di piacere ed interessare la borghesia di fine secolo. Gli attori poi che compaiono in questi quadri sono di preferenza frati e vecchi, studiati con profonda attenzione e fine psicologia.
Un accurato e coscienzioso studio di teste senili è anche il famoso Hodie tibi cras mihi (1884), l’opera più celebrata ed ammirata del Gilardi, acquistato dal re Umberto e donato alla Galleria d’Arte Moderna di Torino.
Assai notevoli sono inoltre i ritratti che Gilardi eseguì in gran numero, anche se d’un verismo accentuato, e anche numerosi sono gli affreschi di soggetto sacro.
Se ne conservano in Francia ed in Svizzera, a Reggio Emilia e nel camposanto di Milano; ricordiamo quelli eseguiti in Valsesia, nella Cappella di S. Giuseppe della basilica del Sacro Monte, e nello sfondo della cappella della Sindone e particolarmente la Morte di S.Francesco sotto il portico della piazza maggiore del santuario.
Muore a Borgosesia il 4 ottobre 1905.